La pace fredda. È davvero finita la guerra in Bosnia Erzegovina? Con DVD-ROM di Cortesi Andrea; Leone Luca - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio
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La pace fredda. È davvero finita la guerra in Bosnia Erzegovina? Con DVD-ROM

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"La pace è fredda perché la guerra è ancora calda. Basta esaminare l'apartheid ancora dominante nel sistema scolastico o il rifiuto di una memoria non dico condivisa ma almeno solidale e rispettosa. Basta osservare il disinteresse delle autorità alla richiesta di giustizia che ancora si leva dalle donne sopravvissute allo stupro. Con la giustizia non si fanno soldi e non si ottiene consenso: col clientelarismo e la corruzione sì". (Riccardo Noury) Nel novembre del 1995 gli Accordi di Dayton hanno fermato la guerra in Bosnia Erzegovina, ma non hanno costruito una vera pace. Un quarto di secolo dopo la fine del conflitto del 1992-1995 uno scrittore, un cooperante e una film-maker sono andati alla ricerca dei testimoni del conflitto, le stesse persone che, dopo la firma degli accordi di pace, si sono rimboccate le maniche per cercare di ricostruire un Paese che invece è diventato prigioniero di nazionalismi, corruzione, povertà e odi instillati a tavolino, in una società duramente messa alla prova da lutti e abbandono. Jovan Divjak, Pero Sudar, Amor Masovi?, Stasa Zajovi?, Bakira Hase?i?, Kanita Fo?ak, Jacob Finci, Dervo Sejdi? e tanti altri testimoni raccontano senza nulla tacere la guerra, il ritorno alla pace, le difficoltà, le speranze e le delusioni della Bosnia Erzegovina, ma anche della Serbia, di oggi. Da Sarajevo a Bratunac, via Belgrado, da Visegrad a Srebrenica, le voci dei protagonisti si rincorrono, superando le appartenenze culturali, per raccontare le tragedie individuali e familiari. Un quarto di secolo dopo, la Bosnia Erzegovina ha ancora attaccato alle caviglie il peso incalcolabile del conflitto, che la sta facendo sprofondare sempre più in basso. Sul presente e sul futuro si addensano nere nubi. Eppure, stando a sentire i protagonisti di questo lavoro, c'è ancora qualcosa che instilla una speranza di cambiamento nei bosniaco-erzegovesi. Prefazione di Riccardo Noury. Introduzione di Michele Buono. Postfazione di Giorgio Graziani.

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